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Tuo figlio è un portiere tecnico o un portiere leader?

Ecco la differenza tra due tipologie di giovani portieri e come là fuori viene interpretato quando si parla di formazione e crescita dei numeri uno.

Nel calcio moderno, se ci focalizziamo sull’allenamento del giovane portiere, ci sono due grandi problemi.

Il primo è relativo a società che non mettono a disposizione un preparatore dei portieri al giovane numero uno, lasciandolo completamente solo senza speranza di crescere seguendo i propri sogni.

Il secondo invece, laddove è presente un preparatore, lo stesso si concentra sulla tecnica asfissiante e cerca in qualche modo di allenare seguendo delle esercitazioni prese da YouTube, video in internet o su qualche libro qua e là.

Solitamente, lo propone a gruppi che vanno dai 6 ai 9/10 portieri e li allena contemporaneamente senza badare alle diverse fasce d’età.

La cosa interessante è che non solo nel dilettantismo avvengono queste dinamiche di preparazione ma anche in diverse società professionistiche, in cui il focus è solo allenare.

Il come e il cosa sono secondari.

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La parte principale del loro lavoro è svolgere un allenamento sui portieri, poi che sia funzionale o meno, tanto chi è all’interno della società non conosce nulla e ha l’animo in pace pensando che almeno c’è qualcuno che fa fare qualcosa a sti ragazzi.

Chiaramente, solo nel momento in cui ci troviamo di fronte questi giovani portieri possiamo capire qual è la loro storia e il loro vissuto nel ruolo, che hanno scelto per raggiungere il loro grande sogno: diventare portieri di Serie A.

Però c’è un problema!

Se ci soffermiamo su chi è stato cresciuto attraverso l’esecuzione asfissiante del gesto tecnico, della ripetizione come un robot capiamo che l’ha fatto senza esprimere emozioni, senza capire il movimento, senza conoscere il proprio corpo e senza conoscere infine qual è il proprio talento.

Pertanto, tutto ciò che assimilano è puramente teorico e pratico ma da un solo punto di vista:

Quello dell’esecuzione.

Tuttavia, la tecnica senza atteggiamento non funziona, non porta a nulla, a nessun risultato grandioso.

Il risultato è nel breve periodo, tuo figlio ha le parvenze di un portiere vero perché si muove bene  tra i pali della porta di calcio.

Tuttavia, nel momento in cui arriva la partita tuo figlio inizia a vivere stati d’animo sconosciuti fino a quel momento.

Inizia ad agitarsi, a non sentirsi sicuro, a proprio agio.

E in partita commette errori incomprensibili facendoti pensare se funziona davvero l’allenamento tecnico che sta facendo con il suo preparatore.

In più, il mister della squadre lo rimprovera durante la partita, facendolo sentire davvero inadeguato sia ai propri occhi sia a quelli degli altri.

Brutta sensazione vero?! Purtroppo la realtà è questa.

Cosa c’è allora che non va se continuiamo a stare concentrati solo ed esclusivamente sulla tecnica asfissiante?

Cosa stiamo trascurando davvero?

Stiamo trascurando che il giovane portiere è una persona, un individuo che prova, sente e vive emozioni già dal primo secondo che indossa i guanti da portiere.

Il giovane portiere non si frega, non si prende in giro.

Il giovane portiere comprende esattamente chi possono essere i suoi formatori che lo aiutano ad accelerare il suo percorso verso la Serie A e il raggiungimento del suo sogno, o al contrario lo stanno facendo allontanare sempre di più.

Entrati appunto in questa era in cui il giovane portiere sta sviluppando già in giovanissima età il suo pensiero critico, non basta più trovare preparatori simpatici, che lo fanno lavorare tanto sulla tecnica e lo fanno volare tra un palo all’altro, facendo uscire stanco tuo figlio dall’allenamento.

Tuo figlio ha bisogno di essere capito, di essere cresciuto in base alle sue emozioni, ai suoi desideri, ai suoi talenti.

Ovviamente per scoprirli non ci vuole un allenamento puramente tecnico e asfissiante.

Ha bisogno di trovare un istruttore che scava nel profondo, che scopra la sua storia e lavori sul suo presente con degli strumenti e con un metodo funzionale che migliora le sue aree deboli di tuo figlio.

E in più incrementi il suo valore caratteriale, con l’obiettivo di far esplodere il suo vero talento.

Naturalmente, se il giovane portiere costruisce il suo pensiero critico aiutato dal suo istruttore riesce allo stesso tempo a comprendere una grande differenza:

Essere portiere, colui che guida sé stesso e la squadra verso il raggiungimento di diversi obiettivi.

E fare il portiere, il mero esecutore della tecnica e nulla di più.

Se riusciamo allora a spostare l’attenzione sul portiere che costruisce prima la sua identità e la sua leadership e poi il miglioramento dei suoi gesti tecnici tra i pali, allora faremo del bene solo ed esclusivamente a lui, perché crescerà con un carisma e un atteggiamento che lo aiuteranno a superare le difficoltà del ruolo e non solo.

Là fuori, sarà una persona che esprimerà tutti i suoi talenti e allo stesso tempo potrà raggiungere tutti i suoi sogni che ha nel cuore fin da bambino.

Il beneficio che ne avrai tu come genitore, sarà quello di vedere tuo figlio sempre sicuro di sé in ogni occasione della sua vita, dalla partita di calcio alle scelte di tutti i giorni.

Scopri come anche tuo figlio può diventare un portiere leader e crescere forte e sicuro come un vero numero uno, in campo e nella vita di tutti i giorni.

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Al momento sono rimasti solo 4 Posti Disponibili:

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Fuoco, Forza, Fede

Daniele Rolleri

Primo Esperto in Italia nello sviluppo della leadership del giovane portiere