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PERCHE’ E’ UTILE ABITUARE IL GIOVANE PORTIERE A SOGNARE IN GRANDE

Finalmente individuato il binomio perfetto dello stimolo dell’immaginazione del ragazzo verso scenari meravigliosi e l’insegnamento della grande abilità di rimanere impiantato alla realtà con lucidità.

figlio

In un contesto come quello di oggi in cui un giovane portiere è abbandonato nell’angolino più remoto del campo di gioco, mentre i compagni di squadra corrono e giocano felici, la prima cosa che mi viene in mente è:

“A cosa sta pensando in questo momento il giovane numero uno?”

Le risposte possono essere diverse ma la cosa interessante è che nonostante sia lasciato solo con sé stesso, non c’è nessuno che lo coinvolge in un’attività, in un esercizio.

Rimane lì anche delle mezzore a palleggiare con il pallone tra le mani, a fare dei passaggi sbattendo la palla contro la recinzione del campo oppure a tirare in porta da solo, andando addirittura a riprendersi la palla e ripetere i tiri fino a quando non si stanca.

Vive questi momenti di profonda tristezza a causa dell’incapacità degli allenatori e della società di saperlo coinvolgere con esercizi mirati sul giovane portiere all’interno del contesto squadra, o affidare le sue doti naturali ad un preparatore dei portieri.

Penso anche che nel momento in cui tu paghi una retta annuale sarebbe un tuo diritto avere a disposizione il massimo per contribuire alla crescita tecnica e caratteriale di tuo figlio.

Tuttavia, anche se paghi, molte volte quando arrivi al campo ti ritrovi tuo figlio là da solo all’interno dell’area di rigore e ti sale un pò di malinconia per lui, quasi da voler entrare sul terreno di gioco e iniziare a calciargli in porta per fargli fare qualche parata, come un vero portiere.

Sembra una cosa ridicola… in realtà ti sto raccontando effettivamente la verità.

Ossia quello che succede giorno dopo giorno nei campi di provincia del dilettantismo.

Cosa succede esattamente a tuo figlio quando smette di pensare, di immaginare e di sognare quando è tra i pali di una porta di calcio?

Entra in macchina col musone, al limite delle lacrime, non parla fino a dopo cena, si addormenta e dopo qualche giorno, quando è il momento di andare di nuovo all’allenamento ti dice:

Io non voglio più essere un portiere. Basta non vado più a calcio!

In quel momento ti crolla il mondo addosso, perché pensavi davvero che fosse quello che avrebbe voluto sempre fare come sport.

Resta con me, seguimi e ti spiego meglio!

Qui allora si aprono due scenari:

  • Nel primo scenario lo ascolti e non lo porti più a calcio senza capire esattamente il motivo della sua decisione

  • Nel secondo scenario respiri, pensi e ragioni insieme a tuo figlio sul motivo di questa sua scelta improvvisa e quali conseguenze potrebbero nascere in merito alla sua decisione

Purtroppo, il primo scenario è quello più diffuso e si aggrava ancora di più quando il genitore si arrabbia con la società scaricandole addosso tutte le colpe della scelta del figlio e l’esempio che viene dato al figlio non è di certo molto educativo e rischia davvero di danneggiare il percorso di crescita del ragazzo.

Perché ti dico questo?

Perché il secondo scenario sarebbe quello buono per te, buono per tuo figlio e buono per la società, in cui insieme trovate una soluzione più affine alla volontà del giovane portiere, in modo tale che possa nuovamente iniziare a sognare di essere e voler diventare un grande numero uno.

Solo quando un giovane portiere vive un’esperienza forte di apprendimento, con degli istruttori che gli stimolano l’immaginazione e gli fanno vivere momenti reali del portiere è proprio in quel preciso momento che inizia allora il vero processo di crescita di tuo figlio.

Tutti i suoi sensi sono stimolati e mette di conseguenza molta più attenzione nell’allenamento, nella parata, nella gestione delle partite e soprattutto è più felice e concentrato nella vita di tutti i giorni.

Sono questi i meravigliosi risultati che manifesta un giovane portiere quando viene stimolato nella sua immaginazione.

Dall’altro lato, solo attraverso degli esperti della crescita e nella formazione del giovane portiere tuo figlio può ricevere un ulteriore strumento di sviluppo caratteriale.

Finalmente individuato il binomio perfetto dello stimolo dell’immaginazione del ragazzo verso scenari meravigliosi e l’insegnamento della grande abilità di rimanere impiantato alla realtà con lucidità.

Infatti, sto parlando della lucidità di essere un numero uno e quali doti deve sviluppare per rimanere impiantato a terra nella realtà man mano che cresce sotto l’aspetto del carattere e sotto l’aspetto tecnico.

E’ troppo facile pensare di allenare un giovane portiere per mantenere le sue capacità.

Là fuori davvero ce ne sono migliaia di allenatori, preparatori o appassionati che allenano scopiazzando allenamenti su Youtube o riproponendo esercizi di un’epoca diversa rispetto al calcio moderno.

La parte interessante è trovare davvero chi prima di tutto mette sul piatto della formazione del giovane portiere lo sviluppo dell’immaginazione e la capacità di essere sempre lucidi e legati alla realtà che si sta affrontando nella vita di tutti i giorni.

Solo in questo modo ci si avvicina con le qualità e le caratteristiche per diventare un vero numero uno professionista.

Ovviamente, non è un caso che una delle migliori società di calcio italiane in veste di azienda, crescita e formazione dei ragazzi lavora con questi canoni.

In un’intervista rilasciata al quotidiano ILSOLE24ORE:

«Valutiamo costantemente il coinvolgimento dei ragazzi in tutte le nostre attività – dice Stefano Braghin, responsabile dell’Academy organizational department e di Juventus women – e anche in occasione di queste iniziative di educazione abbiamo verificato che, chi sa concentrarsi bene in classe, lo sa fare anche in campo. Basta con il luogo comune dei muscoli senza testa».

Quindi qui sta dicendo che è molto importante essere legati alla realtà di crescita attraverso concetti formativi di valore da mettere in atto in varie dinamiche della vita, persino nello sport.

Prima la testa e poi il fisico.

Prima il carattere e poi la tecnica.

Arrivando a gestire le due capacità all’unisono per proiettarti verso una carriera da Serie A.

“I responsabili del J College redigono periodicamente tabelle valutative sui giovani calciatori in cui si tiene conto della relazione con i compagni (socializzazione, accettazione e condivisione delle regole del gruppo, collaborazione e cooperazione), con i professori e gli allenatori (rispetto delle figure di riferimento, delle regole e delle conseguenze, collaborazione durante le attività) e l’atteggiamento nella vita del J College (concentrazione, riflessione e accettazione degli errori, autonomia e gestione di sé, assunzione di responsabilità, entusiasmo /energia, impegno).

La nostra realtà – dice Franco Cossard, preside dello Juventus College – punta a insegnare ai ragazzi un corretto stile di vita: non solo attenzione al denaro ma anche all’alimentazione, alla salute; con messaggi chiari per quanto riguarda il tabagismo o le scommesse.

Stiamo spiegando ai ragazzi anche come utilizzare bene i social: ciò che si mette in rete resta.

Ed è bene evitare di trovarsi in imbarazzo tra qualche anno.

Chi comprende questi messaggi è avvantaggiato: il rispetto delle regole, l’educazione alla fatica e al saper far squadra, sono competenze da abbinare ai redditi futuri.

L’Allianz Juventus Stadium, a un centinaio di metri, è lì ad aspettarli. Ma sono sogni che si avverano solo se si è capaci di rimanere con i piedi per terra.”

A questo punto penso che sia proprio una questione di scelta da parte di un genitore.

Se continui a pensare che tuo figlio meriti una crescita e una formazione da Serie B allora capisci perfettamente quali sono gli scenari che gli si apriranno davanti agli occhi:

  • Partitelle nel dilettantismo
  • Scarsa preparazione tecnica
  •  Lacune caratteriali notevoli
  • Perdita degli obiettivi
  •  Conduzione di una vita senza regole sane dettate dallo sport
  •  Insicurezza
  • e molto altro ancora…

Se invece la tua scelta è quella di dare a tuo figlio gli strumenti reali, concreti, che può toccare con mano, vivere intensamente con l’esperienza e respirare l’ambizione… allora quello che gli si prospetta sarà veramente un qualcosa di grandioso, stupendo.

E la tua scelta da Serie A velocizzerà la strada del raggiungimento dei sogni di tuo figlio.

La cosa certa è che definirà un carattere d’acciaio che lo renderà agli occhi di tutti più forte e più sicuro sia in campo che nella vita di tutti i giorni.

Se anche tu vuoi sapere esattamente perché è utile abituare il giovane portiere a sognare in grande…

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Daniele Rolleri

Primo Esperto in Italia nello sviluppo della leadership del giovane portiere