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COME LA TECNICA ASFISSIANTE PUÒ DISTRUGGERE LA CRESCITA DEL GIOVANE PORTIERE

Una storia vera mette in risalto le qualità che dovrebbe avere un istruttore nel momento in cui aiuta a crescere il giovane portiere in campo e nella vita di tutti i giorni, anche se sembra facile averle già dentro nel proprio DNA, ma la realtà è un’altra.

La storia che ti sto per raccontare è successa realmente e qualche settimana fa è tornata a far notizia per altre gesta di una persona che ha a cuore la crescita dei giovani.

Durante una partita di basket delle giovanili, a pochi secondi dalla fine un piccolo giocatore subisce fallo.

Il punteggio vede la due squadre in piena parità e quei due canestri che deve fare dalla lunetta sono determinanti per vincere la partita.

Il giovane prende la palla, tira ma sbaglia incredibilmente.

Da quel momento inizia a tremare, a sudare sempre di più, il respiro quasi si ferma, insomma è bloccato davanti al canestro con la palla in mano e una lacrima inizia a segnarli il viso.

Ecco però cosa succede di inaspettato.
Dammi un minuto e te lo spiego subito!

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A quel punto, il suo coach entra in campo, si avvicina al suo piccolo giocatore e lo rincuora così:

“Io credo in te. Ho fiducia in te. Stai tranquillo e respira”.

Il ragazzino torna in lunetta. Lascia andare il pallone e fa canestro portando i suoi compagni alla vittoria.

Cosa succede invece là fuori quando pensiamo alla crescita dei giovani portieri?

Naturalmente, prima di pensare ad un aspetto educativo e formativo, preparatori improvvisati e società dilettanti pensano a come colmare il gap tecnico con altre società vicine per dimostrare a fine della stagione chi ha ottenuto più risultati e chi ha vinto di più.

Sono proprio poche le realtà e persone che come prima regola si impongono di crescere il ragazzo con dei valori solidi di leadership e una gestione delle emozioni equilibrata.

Ciò detto, la loro prima regola è chiaramente la tecnica asfissiante.

Ossia, concentrarsi solo ed esclusivamente su un lavoro tra i pali che porta quasi allo sfinimento il giovane portiere alla fine dell’allenamento.

C’è da dire che può essere una modalità di apprendimento tuttavia nel momento in cui il giovane portiere inizia ad affrontare una partita che richiede più “stress” di attenzione e di coinvolgimento, molte volte subisce passivamente il ritmo, la personalità della squadra avversaria, le urla di genitori in tribuna e le parole del mister e dei compagni di squadra.

Quindi abbiamo lì in mezzo all’area di rigore un giovane portiere che ha acquisito tutti i gesti tecnici ma non è in grado di gestire le situazioni critiche che ha di fronte.

COME LA TECNICA ASFISSIANTE PUÒ DISTRUGGERE LA CRESCITA DEL GIOVANE PORTIERE

E di chi è allora la responsabilità in questo caso?

Del giovane portiere che nonostante sappia fare il portiere è uno zombie in mezzo all’area o di chi ha la responsabilità di dargli gli strumenti per gestire e controllare tutto ciò che una difficoltà li presenta davanti agli occhi?

La mia impressione è che sì, giustamente il giovane portiere deve essere preparato quando scende in campo in tutte le sue aree di forza tra i pali della porta appunto però ha bisogno prima di capire esattamente cosa vuol dire essere un portiere.

La cosa interessante è che essere un portiere è la regola d’oro che deve seguire un istruttore quando si prende cura della crescita del giovane portiere.

L’attenzione ricade principalmente su quale tipologia di identità si può creare il giovane rispetto all’età che possiede in quel momento e come esaltare i suoi punti di forza e come trasformare i suoi punti critici in aree di miglioramento.

Insomma, un lavoro che aiuta a definire un carattere e una mente predisposta ad assimilare la tecnica e poi scaricare a terra tutto il vero potenziale durante un allenamento, una partita o una finale di un torneo.

Sei d’accordo con me che se vedi tuo figlio subire tutti gli attacchi di altri genitori, di avversari, di allenatori e compagni di squadra credi che non sia la tecnica che lo possa salvare in quel momento?

Tutto ciò di cui ha bisogno in quel momento è proprio di quel coach che ha piena fiducia nel suo giocatore, una figura che riconosce esattamente il suo vero talento e il suo potenziale umano.

La verità è anche che quella persona non può essere in campo insieme a lui ed è per questo che il ruolo del portiere è così bello e determinante per la crescita in campo e fuori di ogni ragazzo.

Nel momento in cui il giovane portiere trova sulla sua strada chi lo aiuta a credere sempre in sé stesso, ad agire con coraggio e a costruirsi un carisma da vero numero uno, allora sia in campo sia nella vita di tutti i giorni saprà davvero come brillare come una perla rara.

Fortunatamente oggi, puoi tirare un sospiro di sollievo se dovesse accadere proprio a tuo figlio, perché sono certo che hai tutti gli strumenti per cercare qualcuno che si prende cura della crescita di tuo figlio proprio come quel coach con il suo giocatore di basket.

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Fuoco, Forza, Fede

Daniele Rolleri

Primo Esperto in Italia nello sviluppo della leadership del giovane portiere