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CAMPIONESSA OLIMPICA IN CRISI: PERCHÉ ANCHE IL TUO GIOVANE PORTIERE POTREBBE NASCONDERE LO STESSO BUIO

Caro genitore,

voglio condividere con te una storia che mi ha colpito profondamente.
Una storia che parla di successo, ma soprattutto di quello che viene dopo il successo.

Il 5 agosto 2024, Alice D’Amato è diventata la prima italiana della storia a conquistare un oro olimpico individuale nella ginnastica. Dieci centimetri di trave, un momento di gloria immortale, applausi da tutto il mondo.

Eppure, pochi mesi dopo, Alice ha confessato: “Sono andata completamente in tilt. Sono sprofondata in un buio profondo. Ho toccato il fondo.”

Come è possibile?
Come può una campionessa olimpica, nel momento più alto della sua carriera,
sprofondare in una crisi così profonda?

QUANDO IL SUCCESSO DIVENTA UN PESO

Alice ha vissuto quello che molti giovani atleti vivono in silenzio: la paura di non essere all’altezza, l’ansia di dover sempre dimostrare qualcosa, il peso delle aspettative.

“Dopo le Olimpiadi sono stata catapultata in un altro mondo, fuori dalla mia zona di comfort. All’inizio ho avuto paura di non essere all’altezza, di non sapere gestire le nuove situazioni. Cercavo di nascondere la mia sofferenza, fingevo sorrisi.”

Ecco il punto: fingeva sorrisi.

Quante volte tuo figlio torna a casa dopo una partita e tu gli chiedi “Come è andata?”
e lui risponde “Bene” con un sorriso forzato?

Quante volte nasconde la sua sofferenza perché pensa che tu ti aspetti da lui solo vittorie e prestazioni perfette?

Alice ha iniziato a chiedersi: “Ma ne vale ancora la pena di continuare a fare l’atleta?”

Ha messo su peso, faticava in palestra, si demoralizzava.
Ha pensato seriamente di smettere. Una campionessa olimpica che pensa di smettere.
Lascia che questo dato ti arrivi dritto al cuore.

IL CORAGGIO DI CHIEDERE AIUTO

La svolta per Alice è arrivata quando ha fatto la cosa più difficile per un atleta: ha chiesto aiuto.

“Credevo di riuscire a farcela da sola ma non ce l’ho fatta.
È stato il mio primo grande passo, l’aver trovato il coraggio di dirlo, di chiedere aiuto. Ho iniziato un percorso con una psicoterapeuta, mi sta aiutando veramente a uscirne.”

Questo è il messaggio più potente che posso darti oggi: la forza non sta nel fare tutto da soli, ma nel riconoscere quando abbiamo bisogno di supporto.

Tuo figlio, come Alice, potrebbe essere in un momento particolare, proprio quando tu pensi che stia andando tutto bene.

Potrebbe nascondere le sue fragilità dietro un sorriso, dietro una prestazione accettabile,
dietro un “va tutto bene, mamma”.

COSA POSSIAMO IMPARARE DA ALICE

Alice ha scritto un libro dove racconta tutto: i dolori fisici, le articolazioni che scricchiolano, i sacrifici, il buio.
E lo ha fatto rivolgendosi alle più giovani.

“Mica potevo raccontare un mondo tutto rose e fiori, che non esiste. Sono le cose vere quelle che ispirano.
Voglio dimostrare alle ragazze che mi scrivono e mi seguono che ci sono sempre ostacoli da superare.”

Ecco cosa serve ai nostri giovani atleti: la verità.
Non il racconto edulcorato del successo, ma la consapevolezza che dietro ogni vittoria ci sono cadute, dubbi, momenti di buio.

E serve qualcuno che li aiuti a navigare questi momenti.
Non quando è troppo tardi, non quando hanno già toccato il fondo, ma prima.

E TUO FIGLIO?

Ora fermati un attimo e chiediti: mio figlio ha gli strumenti per gestire la pressione?
Sa riconoscere le sue emozioni? Ha qualcuno con cui può parlare apertamente delle sue paure senza sentirsi giudicato?

Alice D’Amato è una campionessa olimpica con anni di esperienza, eppure è sprofondata. Tuo figlio, che ha dai 7 anni fino all’adolescenza come può affrontare da solo la pressione di una partita decisiva, di un errore che costa la sconfitta, delle aspettative di allenatori, compagni e genitori?

La risposta è semplice: non può.

Ha bisogno di essere allenato mentalmente, proprio come allena il corpo.
Ha bisogno di costruire quella forza interiore che gli permette di rialzarsi dopo una caduta, di gestire le emozioni, di chiedere aiuto quando ne ha bisogno.

LA SOLUZIONE ESISTE

Se la storia di Alice ti ha toccato, se hai riconosciuto in lei qualcosa che vedi anche in tuo figlio, sappi che non sei solo.
E soprattutto, sappi che esistono percorsi di allenamento mentale specifici per giovani portieri.

Non aspettare che tuo figlio tocchi il fondo.
Non aspettare che ti dica “voglio smettere” per capire che qualcosa non va.

Cerca online “allenamento mentale per giovani portieri” e scopri come puoi aiutare tuo figlio a costruire quella forza mentale che farà la differenza, non solo in campo, ma nella vita.

Perché, come ha dimostrato Alice, anche i campioni hanno bisogno di aiuto.
E riconoscerlo non è debolezza, è il primo passo verso la vera forza.

Fuoco, Forza, Fede

Daniele Rolleri
Il primo esperto in Italia nell’allenamento mentale per il giovane portiere