AREZZO SHOCK: ARBITRO 18ENNE PESTATO DA UN PADRE DOPO PARTITA UNDER 12
Caro genitore,
domenica 8 giugno, allo stadio comunale di Arezzo, durante un torneo per bambini under 12, è successo qualcosa che mi ha tolto il sonno: un padre ha chiuso un arbitro diciottenne in uno sgabuzzino e lo ha picchiato con una sedia fino a rompergli due costole.
Quaranta giorni di prognosi, per una partita di bambini di 12 anni.
Ma la cosa più agghiacciante non è nemmeno questa, ma quello che è emerso dopo: durante l’aggressione, quest’uomo ha anche rubato due orologi al ragazzo e lo ha morso come un animale.
Come ha detto il padre della vittima:
“Una bestia, ecco cosa era; uno totalmente fuori controllo.”
Quanti genitori perdono la testa durante le partite dei figli?
Questo non è un caso isolato di “follia improvvisa”, bensì il risultato finale di una mentalità che sta dilagando negli spalti italiani: quella del genitore che ha perso il controllo delle proprie emozioni e scarica sui figli la propria frustrazione.
Quel padre non si è svegliato una mattina decidendo di diventare un criminale.
È arrivato a quel punto attraverso anni di piccole esplosioni, urla dalla tribuna, sfoghi contro arbitri: tutte pressioni continue sul proprio figlio, oltre che sui figli degli altri.
E il figlio?
Quel bambino di 12 anni che ha visto il papà trascinato via dai carabinieri?
Cosa pensi che abbia imparato da questa storia?
Che la violenza è la risposta quando le cose non vanno come vogliamo, che le regole non valgono quando siamo arrabbiati e che arbitri e avversari sono nemici da abbattere.
Ogni volta che urli dalla tribuna contro l’arbitro, stai piantando un seme.
Ogni volta che contesti una decisione davanti a tuo figlio, lo stai annaffiando.
Ogni volta che scarichi la TUA frustrazione sui SUOI errori,
stai facendo crescere quella pianta velenosa.
Il giovane portiere: la vittima collaterale
Se questo fenomeno è devastante per tutti i giovani calciatori, per i portieri è ancora più grave; è già il giocatore più esposto: quello che subisce più pressioni, su cui ricadono le responsabilità maggiori;
quando un giovane portiere vede il proprio genitore perdere il controllo sugli spalti,
quando percepisce che il suo valore come figlio dipende dalle prestazioni,
succede qualcosa di terribile:
Inizia a giocare con la paura.
Paura di sbagliare, paura di deludere, di non essere abbastanza.
E qui la mente del giovane portiere viene frantumata.
Ho visto troppi talenti sprecati a causa di genitori che proiettavano le loro frustrazioni sui figli;
ragazzi che a 16 anni smettevano di giocare, giovani portieri che sviluppavano attacchi d’ansia prima delle partite, talenti che perdevano fiducia dopo ogni errore.
Tutto perché avevano imparato che il loro valore dipendeva dalle prestazioni sportive.
Cosa succede realmente!
Rispondi sinceramente:
- Quando tuo figlio sbaglia, la tua prima reazione è consolarlo o correggerlo?
- Riesci a stare in silenzio durante le sue partite?
- Come ti comporti nei confronti dell’arbitro e del suo allenatore?
- Tuo figlio gioca per divertirsi o gioca per non deluderti?
Se anche solo una domanda ti ha messo in difficoltà, è il momento di riflettere.
La differenza tra un genitore che supporta e uno che distrugge non sta nell’intensità dell’amore per il figlio, ma nella capacità di controllare le proprie emozioni e mettere il benessere del ragazzo davanti al proprio ego.
mentre una volta la violenza negli spalti era episodica,
oggi sta diventando la normalità,
accettata, giustificata e imitata dai figli.
Ma allora, come può un giovane portiere crescere sereno in un ambiente del genere?
La risposta sta in quello che gli esperti definiscono “contesti formativi protetti”… ed è qui che entra in gioco l’allenamento mentale specializzato per il giovane portiere; un ambiente protetto di fatto come tutela e patrimonio della sua crescita.
Quando un giovane portiere ha gli strumenti mentali giusti, succede che:
– L’errore non viene vissuto come una condanna ma come opportunità
– La pressione si trasforma in motivazione
– La leadership si costruisce attraverso il rispetto, non la violenza
La ricerca internazionale conferma che”proteggere la salute psicologica nei giovani atleti significa creare contesti adulti capaci di guidare senza aggredire.” È esattamente ciò di cui hanno bisogno i nostri giovani portieri oggi;
non si tratta solo di formare atleti tecnicamente preparati, ma di proteggerli dalla tossicità che sta invadendo il calcio giovanile e allo stesso tempo creare una struttura mentale d’acciaio.
Se hai un giovane portiere a casa e ti preoccupa questa escalation di violenza di cui abbiamo parlato, è il momento di agire.
Cerca là fuori un percorso di allenamento mentale per il giovane portiere,
serio, strutturato, professionale
Informati, confronta le diverse metodologie disponibili,
trova quella che meglio si adatta alle sue esigenze.
Non aspettare che sia la società a cambiare le sue dinamiche violente.
L’allenamento mentale per il giovane portiere è importante quanto quello tra i pali per proteggere e sviluppare il futuro di un giovane portiere.
Fuoco, Forza, Fede.
Daniele Rolleri
Il primo esperto in Italia nell’Allenamento Mentale per il Giovane Portiere