So benissimo che iniziare con questo titolo non è la cosa più razionale che si possa fare, ma sono DAVVERO STANCO di leggere queste notizie che arrivano dal mondo del calcio.
Nel corso della recente partita di Serie C tra Cesena e Olbia, un episodio scioccante ha rubato la scena, portando l’attenzione non solo al campo da gioco, ma anche ai comportamenti irrazionali che possono emergere in situazioni di tensione.
Il padre di Cristian Shpendi, attaccante della squadra di casa, ha sorpreso tutti invadendo il campo e colpendo con un pugno il portiere avversario Filippo Rinaldi. Questo gesto estremo è stato provocato da un’incredibile serie di eventi che hanno coinvolto direttamente i giocatori e ha attirato critiche e condanne da parte degli spettatori.
Il motivo alla base di questo episodio risiede nel fatto che durante il match, Rinaldi ha provocato un taglio al sopracciglio di Shpendi, costringendo l’allenatore a effettuare una sostituzione.
Il mio obiettivo non è quello di giudicare il gesto del padre, non c’è bisogno in quanto la violenza si condanna da sola, quello che voglio fare è analizzare come questi comportamenti irrazionali dei genitori possono gravare sull’educazione e il comportamento dei figli!
I genitori sono i principali modelli per i loro figli, influenzando il loro sviluppo e il loro comportamento. Nel caso del padre di Shpendi, la mancanza di autocontrollo e il ricorso alla violenza comunicano al giovane un modello distorto di risposta alle difficoltà. La figura genitoriale dovrebbe essere un faro di saggezza e equilibrio, ma in questo caso, il gesto estremo rischia di plasmare la percezione del figlio nei confronti della gestione dei conflitti.
Sì, è proprio così, molti genitori sottovalutano questo aspetto in quanto credono che il loro comportamento e gli insegnamenti che danno ai figli siano concetti separati: un conto è quello che sono io come persona, un conto è quello che sono io come genitore.
NIENTE DI PIÙ SBAGLIATO!
Per capire questo concetto, è fondamentale capire cosa succede nella MENTE di un bambino nei primi anni di vita fino all’adolescenza.
Un bambino impara molto di più per emulazione che per ascolto, questo è il concetto chiave: un genitore ha il dovere di dimostrare con i fatti, i comportamenti e le azioni una buona etica per suo figlio e non limitarsi a dire verbalmente cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Questa è la base su cui si sviluppa l’educazione che un genitore deve dare al proprio figlio!
Il vero problema di un episodio come questo o anche meno gravi è che chi ci rimette davvero sono i giovani.
Sì, perché nel subconscio di un bambino, avere come riferimento una figura che si approccia alle difficoltà o ai momenti di tensione in questo modo può portarlo a reagire in maniera irrazionale quando a lui stesso si presenterà una situazione del genere con gli amici, a scuola o nello spogliatoio.
E se vogliamo focalizzarci sull’ambito sportivo, il fatto che un genitore compia questo tipo di gesti non può far altro che peggiorare le prestazioni del figlio, in quanto esso vivrà con maggiore tensione e minore libertà mentale le partite, senza considerare il mix tra imbarazzo e vergogna che si prova con i compagni di squadra e con gli avversari.
Voglio ribadire il concetto: il mio obiettivo non è quello di giudicare il protagonista di questo episodio, ma di far capire ai genitori che molto spesso questi atti di irrazionalità fatti per difendere il proprio figlio non fanno altro che ferirlo ulteriormente, andando a destabilizzarlo mentalmente.
È per questo motivo che nel corso di questi anni ho deciso di creare un Metodo professionale basato sull’allenamento mentale del giovane portiere, per far sì di creare un ambiente protetto in cui tutti possano esprimere il loro massimo potenziale senza essere influenzati da fattori esterni negativi che possono destabilizzare mentalmente il giovane portiere.
Questo è stato possibile grazie a un focus che va ben oltre il campo da calcio, cercando di trasmettere valori riconducibili alla vita di tutti i giorni per costruire una Leadership da vero Numero Uno.
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