Attraverso la storia del portiere del Bologna Federico Ravaglia impariamo come la mentalità e la preparazione ripagano col tempo.
Ho iniziato con questa frase perchè la storia di oggi potrebbe essere d’esempio per molti Giovani Portieri.
In questi giorni si è giocato il match di Coppa Italia tra Bologna ed Inter utile per la qualificazione ai quarti di finale.
La cosa interessante è stata quella che è accaduta al portiere del Bologna Federico Ravaglia. Oltre ad una buona prestazione in generale, il portiere è riuscito a neutralizzare il calcio di rigore di Lautaro Martinez e contribuire in maniera sostanziale al passaggio del turno della propria squadra.
Fine qui nulla di particolarmente incredibile ma soffermiamoci su quello che ha portato il portiere RossoBlu ad arrivare a compiere questa prestazione.
Immagina di essere un ragazzo che cresce nel settore giovanile di una squadra di serie A, dopo avere esordito nella massima serie la tua società decide di mandarti in prestito in categorie minori e qui il tuo percorso inizia a complicarsi.
Seppur hai la consapevolezza di arrivare da una squadra di maggior livello non riesci ad esprimere il tuo potenziale nemmeno in leghe minori e ti imbatti per due anni in esperienze poco fortunate.
Dopo di che la tua squadra con cui sei cresciuto decide di tenerti come portiere di riserva sapendo che davanti a te si trova un profilo di grande esperienza come Skorupski.
Il tuo allenatore però decide di darti fiducia ed esordisci da titolare in stagione contro la Roma e vinci per 2 a 0 collezionando un clean sheet, la partita successiva compi un’ottima prestazione e pari il rigore ad uno degli attaccanti più forti di Seria A a San Siro davanti a 60 000 persone.
Ora voglio farti una domanda, secondo te quale è il principale responsabile di tutto questo?
La qualità tecnica oppure la costanza e l’allenamento mentale?
Ascolta il video qui sotto:
Non fraintendermi, non sto dicendo che Ravaglia non abbia grande talento!!!
Voglio solo dire che bisogna essere obiettivi nell’analizzare e capire che senza un grande lavoro svolto sulla propria mentalità, con un corretto approccio ai risultati negativi, consapevolezza e autostima, tutto questo non sarebbe stato possibile.
E la cosa più interessante che a farci notare tutto questo è stato il linguaggio del corpo del nostro protagonista.
Infatti, in un momento di pura euforia, una delle sue reazioni è stata quella di indicare con le mani la propria testa andando a sottolineare come si tratti tutto di allenamento mentale.
Se anche tu, vuoi conoscere come tuo figlio può sviluppare una mentalità d’acciaio non solo in campo ma anche nella vita di tutti i giorni.
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