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DI COSA HA DAVVERO BISOGNO OGGI UN GIOVANE PORTIERE PER SENTIRSI SICURO IN FUTURO?

Abbiamo appena concluso l’evento nazionale estivo “Extreme Masterclass” e in 12 giorni pieni di formazione abbiamo dovuto affrontare e risolvere momenti di incertezza nei nostri nuovi iscritti. Per essere più chiaro, tra poco ti mostrerò un elenco di quello che oggi provano i giovani portieri quando sono soli fuori casa.

Elenco relativo a tutti gli aspetti che vivono fuori dal campo, come stare in un gruppo diverso da quello a cui sono abituati a scuola e negli spogliatoi, come confrontarsi e relazionarsi con nuovi conoscenti, formatori diversi dal solito e dormire in hotel con altre persone. Oppure, a come devono essere attenti, lucidi, motivati, anche se sbagliano ripetutamente, quando indossano i guanti e si mettono tra i pali della porta.

Durante i primi giorni delle due settimane allora i giovani portieri nuovi iscritti all’evento hanno provato le seguenti sensazioni:

  • Nostalgia
  • Abbandono
  • Sfiducia
  • Bassa autostima
  • Ansia
  • Giudizio
  • Paura di non sentirsi all altezza
  • Poca resistenza alla fatica
  • Basso livello di attenzione
  • Iperattività

Stati d’animo naturali che si possono provare oggi, dopo un periodo delicato come la pandemia.

Una similitudine con quanto ho provato anch’io quando ero bambino, in cui mi veniva detto, da alcune delle mie maestre delle elementari, che a causa della mia iperattività avrei messo a rischio la mia vita e la mia salute.

Che non avrei mai fatto nulla di concreto a livello lavorativo.

Che sarei stato solo un disagio per la mia famiglia e per gli altri a causa della mia energia incontenibile.

Che avrei mollato alla prima difficoltà in ogni situazione.

Insomma un fallimento totale, sia per me che per i miei genitori.

Chiaramente, a tutto questo “peso” si aggiungeva sulla mia schiena un carico da novanta nella sfera sportiva, da portiere.

“È bravo ma non ha la testa”.

“È un ribelle che non si può gestire”.

“Se è in giornata è forte, altrimenti con lui in porta perdiamo”.

Insomma anni di giovane vita colmi di sofferenza e dolore.

Ero allora di fronte ad un bivio, la via del diventare definitivamente il “cattivo” descritto dalle maestre e dagli allenatori o la via della redenzione diventando il “buono” della storia.

Se avessi scelto di diventare il “cattivo” avrei avuto un unico pensiero in testa: “Mi avete fatto tutti del male, ed ora tocca a me fare del male al mondo e vendicarmi scaricando a terra tutto il mio dolore verso gli altri”.

Fortunatamente, ho scelto la via dell’essere il “buono” del mio percorso di vita:

“Ho ricevuto dolore e sofferenza anche per causa delle mie azioni, ma non voglio che altri ricevano i miei stessi trattamenti ma invece che si sentano compresi, accettati, e migliorati secondo un metodo di educazione e formazione”.

Grazie alle mie cicatrici ho creato allora un “Ambiente Protetto” in cui il giovane portiere ha l’opportunità oggi di sentirsi libero di esprimere tutte le sue emozioni e di dare sfogo a tutta la sua vera personalità come ragazzo e portiere, in totale assenza di giudizio.

Viene accolto e accettato con le sue aree di miglioramento, viene aiutato a comprenderle come tali dandogli degli strumenti per trasformarle in consapevolezza ed accettazione.

Ovviamente, viene assecondato da un Metodo di formazione, che lo forma a divenire una migliore espressione di sé sia come ragazzo che come portiere, in 6 giorni intensivi di lavoro sulla sua personalità e identità personale e sportiva.

Però c’è un problema! Ci sono ancora dei nemici là fuori?

Allenatori che pensano di avere in squadra portieri già formati e maturi come i migliori di Serie A, con capacità:

  • di leadership
  • di autonomia
  • di coraggio
  • di autostima
  • di motivazione
  • di abilità evidenti tra i pali

Ma in realtà sono bambini (dai 7 ai 12 anni) che stanno ancora esplorando il loro mondo interiore in base a quanto recepiscono da quello esterno, fatto da pressione e aspettative scolastiche, sportive, familiari e dalle mode dettate dal gruppo di amici.

Bambini fragili trattati da adulti in contesti resi asfissianti e pesanti.

Sei d’accordo con me allora che tuo figlio giovane portiere non merita di provare tutto questo alla sua giovane età, ma di sentirsi al sicuro in un contesto in cui può sentirsi libero, come quello della formazione e del divertimento.

In una squadra, in una classe, in un gruppo di amici e in eventi specifici come il nostro devono arrivare al 100% delle loro capacità mentali, fisiche e tecniche per sperimentare quello che vogliono e i risultati dei loro esperimenti che hanno provato in giorni di lavoro e formazione.

La cosa preoccupante però è che il mondo là fuori non migliorerà nei prossimi anni e la tua responsabilità da genitore è oggi – e sarà in futuro – quella di trovare un metodo professionale che aiuti tuo figlio a provare sempre stati d’animo positivi.

E quando lo vedrai ancora con delle aree da migliorare come i punti descritti sopra, ci sarà finalmente un tuo e un suo alleato imparziale ed affidabile che lo aiuterà ad allenare la sua mente per diventare la versione migliore di sé stesso.

Come appunto è successo a tutti i nostri nuovi giovani portieri alla fine dell’evento, i quali hanno trasformato i loro punti deboli descritti prima in:

  • fiducia
  • gioia
  • autostima
  • consapevolezza
  • determinazione
  • coraggio
  • costanza

Un assaggio di LEADERSHIP che li vedrà indirizzati verso la via dell’essere il “buono” della loro storia, in cui raccoglieranno tutti i loro frutti, grazie alla loro capacità di allenare la loro mente ad essere sempre forte e sicuro come un vero numero uno in campo e nella vita di tutti i giorni.

Chiama ora il mio staff al numero gratuito 3505205325 o manda una mail a [email protected] in modo tale che dopo un confronto possiamo scoprire insieme quali sono le aree di miglioramento di tuo figlio

Fuoco, Forza, Fede

Daniele Rolleri

Primo Esperto in Italia nello sviluppo della leadership del giovane portiere