E’ dimostrato che dove il giovane portiere esprime il suo vero talento è quel luogo in cui si sente a suo agio, ha fiducia delle persone, e trova soluzioni di apprendimento senza stress.
Attualmente viviamo in un’epoca nella quale il calcio italiano è influenzato da diverse culture mondiali nella preparazione tecnica, tattica, fisica e atletica.
Pertanto, tutto questo porta allenatori, preparatori a inserire nei loro programmi di lavoro anche esercitazioni viste su YouTube di squadre blasonate e le ripropongono ai ragazzi come se avessero in mano il Barcellona.
Per esempio, obbligano un giovane portiere di 8 o 9 anni a costruire l’azione dal basso indicando in anticipo a chi deve passare il pallone.
Naturalmente, un approccio direttivo di questo senso non aiuta di fatto il giovane portiere né a comprendere il motivo per il quale compie quel gesto e azione, né sviluppa la sua capacità di scelta e risoluzione di un problema.
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Può sembrare un esempio banale ma credimi che nel momento in cui si prova questa soluzione in allenamento e in partita, qualora il giovane portiere non riesca a farlo come richiede il mister, quest’ultimo va su tutte le furie e rimprovera pesantemente il giovane numero uno.
Ovviamente, il giovane portiere si blocca completamente in campo e non riesce più a fare nulla perché terrorizzato da qualsiasi cosa.
Il suo pensiero è focalizzato solo ed esclusivamente su una cosa: “Se tocco il pallone il mio allenatore mi sbrana.”
Passano gli anni e questo piccolino diventa un giovane portiere adolescente continuamente terrorizzato dall’errore perché appena ne commette uno in allenamento o in partita tutti si scagliano contro di lui, come se fosse l’unico responsabile.
La cosa interessante inoltre è che, chi è incaricato a formarlo e prepararlo molto spesso è un preparatore concentrato solo a migliorare il suo aspetto tecnico.
Infatti, il suo unico pensiero è allenare in modo asfissiante la tecnica del giovane portiere come mezzo per non commettere più l’errore e rendere felice finalmente l’allenatore della squadra.
Sfortunatamente, dopo qualche partita andata anche discretamente, ricapita l’errore e il lavoro del preparatore fanatico della tecnica va completamente in fumo, un’altra volta.
Chi viene danneggiato è solo ed esclusivamente il giovane portiere.
Come è possibile che ancora oggi il giovane portiere viene lasciato solo a gestire problematiche di cui non ne capisce il senso e il motivo?
Naturalmente, perché là fuori nelle società dilettantistiche il ruolo del portiere è una figura di secondo livello.
Viene trattato o come una risorsa marginale o come un peso.
Infatti si aprono due scenari per il giovane portiere:
Il primo è che viene lasciato da solo ad allenarsi con la squadra sotto le grinfie dell’allenatore che appena sbaglia lo mortifica e lo fa sentire insicuro.
Il secondo è che al giovane portiere viene affidato un preparatore fanatico della tecnica che allena allo stesso tempo un numero così elevato di giovani portieri che quando uno è in porta, gli altri si mettono seduti sul campo, altri giocano e ridono tra di loro, e altri girano per il campo con la palla.
Sei davvero certo che questo è l’ambiente utile alla crescita di tuo figlio?
Se sei consapevole che può essere un buon ambiente allora tuo figlio potrebbe sviluppare un’insicurezza che la trascina anche nella vita di tutti i giorni.
Il motivo sta tutto nei vari giudizi incasellati nel corso della sua esperienza come portiere da tutti i mister e compagni che gli hanno addossato colpe, e di fatto non ha mai avuto gli strumenti per gestirli e tradurli in atteggiamenti positivi.
Quello di chi ha bisogno è di un luogo nel quale si sente a suo agio, dove ha fiducia degli istruttori, e trova soluzioni di apprendimento senza stress.
L’ambiente protetto come acceleratore dei sogni dei giovani portieri
Inoltre, può sentirsi libero di sbagliare, di comprendere l’errore e crescere attraverso la risoluzione di problemi in completa autonomia.
Naturalmente, l’istruttore che ha di fronte è un vero e proprio formatore focalizzato sullo sviluppo della sua capacità caratteriali e poi tecniche.
Grazie a Dio, il giovane portiere cresce con coraggio e sicurezza di sé in qualsiasi tipo di condizione e nel momento in cui rientra nella sua squadra durante allenamenti e partite lo fa con molta più sicurezza e autostima.
Da non dimenticare, che questa sua condizione emotiva lo aiuta ad assimilare tutti i dettagli tecnici con più competenza.
L’ambiente protetto allora è quel luogo in cui tuo figlio può crescere e alimentare ogni giorno il suo vero talento e volare una volta per tutte sempre più vicino al suo sogno: diventare un portiere di Serie A.
Il mio invito allora è di conoscere adesso il PERCORSO DI COSTRUZIONE DELLA LEADERSHIP DEL GIOVANE PORTIERE.
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Forza, Fuoco, Fede
Daniele Rolleri
Primo Esperto in Italia nello sviluppo della leadership del giovane portiere