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COME DIMINUIRE IL TASSO DI MEDIOCRITÀ NEL MONDO DILETTANTE NELLA GESTIONE DEL GIOVANE PORTIERE

Svelata attraverso un video racconto la verità sui comportamenti di allenatori, preparatori e società dilettanti nel momento in cui si trovano di fronte il giovane portiere.

Sono seduto su un divanetto nella hall di un hotel e una persona mi si avvicina facendomi la classica domanda: “Daniele, Di cosa ti occupi?”.

Rispondo con molta serenità:”Mi occupo di diminuire il tasso di mediocrità di allenatori, preparatori e società nel momento in cui si relazionano con i giovani portieri”.

“Wow” mi risponde questa persona, ma mi chiede di spiegargli meglio cosa intendo.

“Sai, il giovane portiere è un bambino o un ragazzino dai 7 ai 17 anni che ha scelto un ruolo che comporta grande coraggio e soprattutto responsabilità.

È una scelta che ha preso in autonomia, la maggior parte delle volte in giovanissima età, nel 99% dei casi, prima dei 10 anni.

L’unico amico e sostenitore che può avere è SOLO SÈ STESSO.

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Questo perché nessun altro conosce esattamente i suoi stati d’animo: le sue paure, le sue angosce, le sue preoccupazioni e le sue gioie.

Naturalmente, è normale pensare che si possa appogggiare a figure come i genitori, gli allenatori della squadra o ai preparatori dei portieri.

Tuttavia, non ci riuscirà mai perché là fuori non c’è esattamente la conoscenza di come crescere, gestire, influenzare positivamente un giovane portiere.

Aspetta.. seguimi… ti spiego meglio anche questo passaggio.

I genitori non sono stati portieri nella loro vita e non conoscono davvero cosa voglia dire indossare un paio di guanti  e un numero decisivo sulla schiena.

Quello che fanno è proteggere il figlio nel caso torni a casa demoralizzato da un allenamento o da un goal goffo appena subito in partita.

La parte interessante è che pensano che allenatori e preparatori dei portieri possano aiutarlo a comprendere i messaggi che lo sport lancia.

Invece la cruda verità è che queste figure sono il “male”, sono l’esempio negativo in un contesto in cui pensi che il figlio sia protetto.

Difatti, nemmeno l’allenatore della squadra è mai stato portiere nella sua vita e non sa esattamente quali sono le dinamiche interne che si possono creare nella mente e nel fisico di un ragazzino.

Replica lo schema che ha imparato dai suoi precedenti allenatori, dall’educazione dei suoi genitori e ogni volta che un giovane portiere subisce un goal si sente il diritto di umiliarlo, insultarlo davanti agli altri, scaricando tutte le colpe della sconfitta ad un ometto di un metro e due centimetri.

Pertanto, lo fa sentire un moscerino, una nullità che nella vita poi si riflette in stati d’animo di infelicità, chiusura e insicurezza.

In parallelo, nel caso in cui esistano appunto nelle società dilettanti le figure dei preparatori dei portieri, assecondano i comportamenti dell’allenatore per la comodità di non assumersi alcuna responsabilità sulla crescita del ragazzo.

Insomma, un vortice senza fine che porta il ragazzo e la famiglia in uno stato di crash emotivo.

Entrambi, perdono un punto di riferimento prezioso e scatta il meccanismo:

Bambino non felice, mamma non felice, papà non felice.

Ecco, è proprio qui che intervengo io.

COME DIMINUIRE IL TASSO DI MEDIOCRITÀ NEL MONDO DILETTANTE NELLA GESTIONE DEL GIOVANE PORTIERE

Quello che ti ho detto fino ad ora l’ho subito in prima persona per la prima volta all’età di 8 anni fino ai miei 30 anni, quando ho scelto di realizzare un metodo di tutela per i giovani portieri.

Per essere più chiaro sono la FORZA DEL BENE, l’altra faccia della medaglia della mediocrità del mondo dilettante.

La cosa certa è che mi sono messo a studiare le falle degli allenatori, dei preparatori improvvisati, delle società e ci ho costruito sopra un metodo di crescita caratteriale del ragazzo associato a degli strumenti tecnici di professionisti che hanno giocato e allenato in serie A.

Naturalmente, con questo metodo do l’opportunità al genitore di sentirsi protetto, tutelato nei suoi comportamenti ritornando a crescere il figlio con il giusto esempio.

Questo perché ha tra le mani gli strumenti per sopperire il “male” di quei personaggi e rendere funzionale l’evento che capita al figlio.

O meglio, l’evento anche se negativo si trasforma subito in positivo, in miglioramento per la seconda volta che può ripetersi, con l’obiettivo di non replicarlo mai più.

E al giovane portiere do tutto ciò di cui ha bisogno per sentirsi libero, non giudicato, forte, sicuro, socievole, sorridente e in continua crescita caratteriale e tecnica.

Insomma una formula magica della felicità che nasce solo ed esclusivamente dal mio cuore.

Là fuori lo considerano un lavoro impegnativo.

In realtà, ti dico un segreto: è la mia missione di vita.

Buona giornata… ora devo andare…

Grazie!”

Se anche tu vuoi conoscere tutti gli strumenti per tutelare una volta per tutte tuo figlio dalla “forza del male” presente nel dilettantismo…

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Daniele Rolleri

Primo Esperto in Italia nello sviluppo della leadership del giovane portiere