Un giovane portiere vive inizialmente uno stato di timidezza quando si approccia a questo ruolo.
Mi spiego meglio…
Un ragazzino dai 6 ai 17 anni spesso non ha gli strumenti per capire esattamente le dinamiche del ruolo del portiere.
Partiamo dal presupposto che là fuori un giovane portiere è lasciato solo sia nell’allenamento con la squadra sia nella crescita caratteriale.
Fortunatamente ci sono società che stanno capendo e hanno capito questa esigenza dei loro ragazzi.
Però c’è un problema… La timidezza deve essere trattata con attenzione.
Il timido, in questo caso il giovane portiere, si “paralizza” da sè, non si ritiene adeguato all’ambiente e non è in grado di comportarsi in modo adeguato alle richieste di allenatori, preparatori, maestre, professori, amici e famigliari.
Questo perchè il timido ritiene di un livello superiore le persone che si trova di fronte privandosi pertanto dell’esperienze quotidiane piacevoli.
Ti svelo un segreto!
Nessuno nasce timido.
Si diventa timorosi quando non si trovano risposte a situazioni di conflitto vissute in campo, negli spogliatoi, in casa, e negli spazi condivisi con gli amici.
Come sai spesso accade chi vive questa situazione si impedisce di vivere e agire liberamente nel contesto in cui brutalmente non ci si sente di appartenere, anche se si è stati spinti dal piacere di farne parte.
Timida è la persona che si costruisce una corazza di protezione da un mondo esterno in cui fa fatica ad adattarsi.
Cosa succede esattamente ad un giovane portiere che vive uno stato di timidezza?
Naturalmente la prima cosa che accade è non sentirsi parte di un ruolo che “pretende” responsabilità, calma, intelligenza, personalità e carattere.
Queste caratteristiche sono riconosciute già dalla giovanissima età del portiere, e sono richieste qualora si ha la piena consapevolezza di rivestire questo ruolo.
Tutto vero, ma come viene affrontata là fuori la timidezza?
È facile che il giovane portiere venga investito dal classico modello che lo fa sentire subito inadeguato con questa affermazione: “Come sei timido!”
Pensando di entrare in contatto delicato con il giovane portiere, questo approccio in realtà consolida ulteriormente il suo stato di inadeguatezza interiore, e vengono così generati pensieri che lo portano ad essere bloccato con la paura di essere giudicato “negativamente” alla prima occasione.
Come può intervenire un genitore sul proprio figlio quando ha consolidato dentro di sè questo stato di timidezza?
Grazie a Dio, sulla mia strada ho incontrato genitori che si sono fidati ed affidati ad un metodo.
Però ce ne sono molti altri che ancora oggi stanno soffrendo queste situazioni con i propri figli, e forse tu sei uno di questi!
Un giovane portiere può trasformare il suo stato di timidezza in una crescita caratteriale accelerata solo quando vive una forte emozione.
E dove la vive una forte emozione?… Quando è tra i pali e gioca a calcio!
Prova ad immaginare qual è un tuo ricordo più bello.
Il mio ad esempio è questo: siamo nel 1996 quando per la prima volta gioco nello stadio della mia città, davanti ad una massa di tifosi che attende la partita di serie A della squadra di casa.
Basta avere tra le mani un pallone per un rinvio che tutto il pubblico ti incita per spingere la palla più vicina alla porta avversaria.
Quell’adrenalina, quell’energia, quella spinta sono le emozioni che sconfiggono la mia timidezza.
Da quel momento mi sento forte e sicuro come un vero numero 1.
Nessuno mai mi aveva detto che ero un ragazzino timido, l’ho capito da solo solamente dopo che dentro di me si erano consolidate le emozioni provate durante quella partita.
Mai nessuno prima aveva osato battezzarmi come timido, ma fortunatamente quell’emozione mi ha reso consapevole di questa mia caratteristica e nello stesso momento mi ha permesso di gettare la corazza che mi ero inconsapevolmente costruito per poter finalmente decollare.
Cosa succederebbe a tuo figlio se vivesse le stesse emozioni in un contesto in cui ci sono professionisti che lo aiutano a migliorare in questo senso proprio come successo a me?
CHI ALTRO VUOLE AIUTARE IL FIGLIO PORTIERE A VINCERE LA SFIDA CONTRO LA TIMIDEZZA?
Ecco i 5 Dispositivi per Comunicare Velocemente e Facilmente con Tuo Figlio, Senza Farlo Imprigionare Nuovamente nell’Ombra della Timidezza
1- Anche gli altri condividono l’insicurezza
Se sei un genitore e hai letto con attenzione tutta la parte precedente dell’articolo in questo spazio entriamo nelle dinamiche risolutive della timidezza.
Il primo aspetto che tocchiamo è che là fuori ci sono altri giovani portieri che vivono questo stato e non sei solo, e non è colpa tua.
Quello che possiamo fare noi è mettere in atto un metodo che riconosce, esamina e raggruppa i giovani portieri che vivono questo stato di inadeguatezza.
Il beneficio che ne avrà tuo figlio sarà quello di condividere e velocemente superare un ostacolo che lo sbloccava fino a sole poche ore prima.
2- La gentilezza crea forza (genitore – figlio)
La parte migliore per un genitore durante l’approccio con il figlio, giovane portiere, è che deve mantenere la lucidità per capire esattamente se qualcuno ha già scalfito nella sua mente questa idea depotenziante.
Se viene individuato questo consolidamento la soluzione è una sola: cercare là fuori se ci sono professionisti che conoscono le modalità e i dispositivi per migliorare il carattere e la personalità del giovane portiere.
Se non c’è nulla che ti può aiutare allora lo devi fare tu con un approccio gentile, caloroso, e genuino con l’obiettivo di fargli vivere un’emozione che lo può sbloccare dal suo stato di insicurezza.
3- Sostegno e feedback positivi
Per continuare il discorso qua sopra, il tuo lavoro da genitore deve comprendere che un giovane portiere ha bisogno di soli riscontri positivi e mai negativi.
Anche se commette uno sbaglio, un errore, una cosa poco felice, la prima cosa da fare è capire quali sono le aree di miglioramento comunicando un feedback positivo al ragazzo.
Quindi per spiegarmi meglio, se in campo faccio una papera non serve mio padre che mi dica “hai sbagliato e hai fatto perdere la partita”.
Un padre che invece vuole risolvere la situazione si approccia un quest’altro modo: “hai giocato una buona gara, come ti comporterai nella stessa situazione di quella di oggi in una prossima partita? Come eviteresti l’errore con l’esperienza di averlo già vissuto?”
4- Incrementare l’affetto
Naturalmente non sono solo le carezze fisiche che possono farti avvicinare a tuo figlio, giovane portiere.
Sono necessarie anche carezze comunicative.
Cosa sono le carezze comunicative?
Un esempio l’abbiamo appena letto qui sopra.
La carezza emotiva è la capacità di linguaggio del genitore e del preparatore dei portieri di rendere responsabile il ragazzo non facendolo sentire in colpa, non facendolo sentire inadeguato e non facendolo rimanere di m…
Un giovane portiere ha bisogno di ricevere sempre e solo messaggi positivi, anche quando commette un errore, in campo, a scuola, con gli amici e nella vita di tutti i giorni.
5- Coinvolgilo e lascialo andare
La parte migliore per te genitore è coinvolgere tuo figlio anche nelle tue passioni in cui un’emozione può aiutare tuo figlio ad apprendere, conoscere e capire gli stati emozionali che nascono dentro di sè.
È proprio in questo momento che devi avere il coraggio di lasciarlo andare.
Il tuo compito da padre ha raggiunto la piena essenza.
La cosa interessante è che tuo figlio giovane portiere ha in mano ora un bagaglio di consapevolezza maggiore rispetto ai suoi pari età là fuori.
Ciò che dovrai fare tu in futuro è sorridere e direzionarlo sul binario migliore per la sua vita.
Chiama ora il mio staff al numero gratuito 3505205325 o manda una mail a [email protected] in modo tale che dopo un confronto possiamo scoprire insieme quali sono le aree di miglioramento di tuo figlio
Fuoco, Forza, Fede
Daniele Rolleri
Primo Esperto in Italia nello sviluppo della leadership del giovane portiere