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La scomparsa dei portieri italiani dalla Serie A

Con l’imminente inizio delle stagioni calcistiche dei più famosi campionati europei e non solo è interessante notare come nella nostra Serie A, i portieri italiani non sono più così di alto gradimento tra i pali.

Negli anni in cui vestivo “da giovane professionista” una maglia prestigiosa della squadra della mia città, i portieri italiani titolari nelle squadre del campionato erano 18 su 18.

Nei primi anni 2000, 16 portieri su 20 squadre e dal 2010 ad oggi, 11 portieri su 20 squadre.

Però c’è un problema!

Come si è arrivati ad avere più di un portiere straniero su due titolare nelle squadre del campionato italiano?

Walter Zenga in un’intervista ha espresso il suo pensiero: “C’entrano selezione, crescita, tenacia. Ma anche fiducia da parte di allenatori e società.”

La cosa interessante è che la selezione dei giovani portieri si è spostata su diversi parametri rispetto al passato.

Nel calcio moderno, partendo dal calcio dilettante arrivando a quello professionistico, nella maggior parte dei casi conta solo vincere e fare risultato.

Quando parlo di un giovane portiere agli addetti ai lavori, prontamente loro mi chiedono quanto è alto, quanto sono alti i genitori e i nonni. In più, se è bravo con i piedi.

Tuttavia, se bastassero solo l’altezza e un piede fino avremmo il campionato di Serie A pieno di portieri italiani.


[𝘗𝘦𝘳 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘭𝘦𝘵𝘦𝘻𝘻𝘢 𝘭𝘦𝘨𝘨𝘪 𝘪𝘭 𝘮𝘪𝘰 𝘢𝘳𝘵𝘪𝘤𝘰𝘭𝘰 𝘴𝘶 “𝘐 5 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘰𝘳𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘴𝘷𝘪𝘭𝘶𝘱𝘱𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘵𝘢𝘭𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘨𝘪𝘰𝘷𝘢𝘯𝘦 𝘱𝘰𝘳𝘵𝘪𝘦𝘳𝘦”, 𝘤𝘭𝘪𝘤𝘤𝘢 𝘲𝘶𝘪!]


Un giovane portiere oggi, che investe il suo tempo a crescere e a sognare un giorno di essere il portiere di una grande squadra, merita RISPETTO.

Pertanto, chi è incaricato di formare il giovane numero uno lo deve fare di mestiere e non può essere un hobby, un secondo lavoro, o un’entrata extra dello stipendio mensile.

Le responsabilità che ci troviamo di fronte quando alleniamo un giovane portiere sono molteplici e innanzitutto dobbiamo avere la capacità di aiutarli a:

  1. Costruire un’identità personale equilibrata
  2. Costruire un’identità sportiva solida
  3. Dare un nome ai desideri personali e sportivi
  4. Capire quali sono le azioni di compiere per raggiungere gli obiettivi
  5. Avere un comportamento da Leader positivo in campo e nella vita di tutti i giorni
  6. Gestire i risultati conseguiti dalle loro azioni
  7. Renderli pronti ad utilizzare al meglio tutte le gestualità tecniche in base alla struttura fisica a disposizione

Tutto questo anche in relazione all’ambiente esterno fatto di allenatori improvvisati, dirigenti squali e la smania del risultato e della vittoria.

Se un giovane portiere viene formato e cresciuto con queste abilità allora avrà ampi margini di miglioramento continuo.

Chiaramente, avrà più chances di sviluppare un talento che supera le aspettative di tutti quegli osservatori che ci sono oggi lì fuori.

E finalmente, potrà davvero toccare con mano il suo sogno di essere un vero portiere professionista.

Proprio come è successo a Denis Franchi che a 16 anni è passato da una squadra dilettante al Paris Saint Germain.

Giovane portiere che farà faville in un campionato straniero e in Serie A forse un giorno o forse mai.

Tutto dipenderà da quanto i formatori dei giovani portieri sappiano allenare attraverso un metodo di sviluppo della leadership dei numeri uno.

In più, quanto più possibile si avvicineranno a toccare con mano la vita dei loro portieri rendendoli forti e sicuri come dei veri numeri uno, in campo e nella vita di tutti i giorni.

La Serie A inizia con le azioni quotidiane e poi tra i pali di una porta di calcio.

Forse in Italia ci siamo dimenticati proprio questo!


“Allez italiennes, il faut travailler pour le bien-être des jeunes gardiens” – “Forza italiani, bisogna lavorare per il benessere dei giovani portieri”


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Fuoco, Forza, Fede

Daniele Rolleri

Primo Esperto in Italia nello sviluppo della leadership del giovane portiere