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IL GIOVANE PORTIERE SCHIAVO DELL’AREA DI RIGORE

Scopri finalmente i trucchi per liberarlo da una prigione virtuale e fai esprimere al ragazzo, una volta per tutte, le sue vere doti naturali.

figlio

… Nel giorno di Natale del 1937 in una partita tra Chelsea e Charlton, calò una nebbia fittissima che rese impossibile la sua continuazione.

La coltre di umidità era talmente fitta che indusse alla consultazione arbitro e capitani, allo scoccare del 55’.

Al diavolo l’atteggiamento stoico inglese…

Il fischio debole del direttore di gara, gli allenatori, i giocatori, il direttore di gara, decisero di sospendere la partita e di rientrare negli spogliatoi.

La presa di coscienza dei tifosi, senza obiettare, abbandonarono lo stadio, che a poco a poco si svuotò.

In campo e sugli spalti, non ci fu più nessuno.

Passarono una trentina di minuti: il silenzio ovattato della nebbia natalizia, venne rotto da urla decise:

” Ehi, ehi tu! Ma che ci fai ancora lì? Non vedi che se ne sono andati tutti? “

Quelle urla, quella sagoma che si avvicinò, corrispose a quelle di un poliziotto, il quale si accorse che il portiere del Charlton Athletic Sam Bartram fu ancora lì, tra i pali di una delle due porte di Stamford Bridge.

Fu proprio così che Sam rimase solo… abbandonato all’interno della sua area di rigore.

Questo racconto diventato leggenda per il calcio inglese e per chi è amante del ruolo del portiere è significativo e al quanto moderno.

Perché esattamente?

Perché i portieri più “esperti” interpretano l’area di rigore come una fortezza, una zona sicura, un limite invalicabile per gli avversari.

Uno spazio che non lascerebbero mai incustodito anche di fronte a delle vere e proprie calamità naturali.

Però c’è un problema…!

Se parliamo di area di rigore nei giovani portieri, c’è da iniziare a mettersi le mani nei capelli.

Infatti, l’area di rigore per i giovani portieri è una zona grigia, nebbiosa, che incute timore e insicurezza.

A volte creata da uno stato d’animo interiore, in quanto non sanno effettivamente come gestire tutto quello spazio e il motivo esatto per il quale da soli devono avere la responsabilità di non far entrare nessun “nemico”.

In più, se ci aggiungiamo che non ci sono allenatori, preparatori dei portieri che educano sul come gestire al meglio questo spazio, il giovane portiere va ancora più in ansia.

Naturalmente, si ritrova a disputare le partite difendendo solo la porta e qualche centimetro più avanti, come se fosse letteralmente incollato alla linea di porta.

Sai perchè questo?

Perché là fuori il giovane portiere sfortunatamente è solo, senza alcun istruttore che insegna i trucchi del mestiere già in giovane età.

Per esempio, ci sono allenatori che sono concentrati alla costruzione del gioco dal basso partendo dal portiere che deve effettuare il passaggio al compagno più vicino.. ecc…

.. E tu allenatore ci lavori per tutta la settimana senza sosta.

Chi lo spiega però al giovane portiere che cosa deve fare nell’area di rigore quando la squadra avversaria attacca e ci si deve difendere?????

Cosa deve fare quando invece è la squadra in avanti???

Dove gli consigli di stare? Cosa deve fare? Cosa deve dire?

Non si pensa mai a questo… perché troppo occupati a gestire il gruppo (lavoro poco facile)!

Si pensa solo a scaricargli addosso una parolaccia, un’imprecazione, un urlo umiliante appena prende goal.

E tu da genitore sugli spalti, cominci ad incavolarti con il mister e con altri genitori che mugognano dando contro a tuo figlio.

A volte te ne stai zitto, altre volte difendi tuo figlio scaldando un pò gli animi.

L’atteggiamento in entrambe le cose non è propriamente impeccabile.

Ma anche qui la situazione potrebbe essere gestita meglio se davvero il mondo dei giovani portieri funzionasse come una macchina perfetta.

Sfortunatamente, a questa perfezione siamo ancora molto lontani…

… e Credimi però che non è colpa tua…!

All’interno di una squadra è opportuno prestare attenzione all’emotività del giovane portiere quando deve comandare tutti i compagni.

La leadership del giovane portiere non si vede da un passaggio a un compagno perché glielo hai imposto tu come allenatore ma da come comanda l’intera squadra, l’intero spazio che deve difendere.

E se non glielo insegni tu, se non glielo insegna un suo preparatore…

Chi altro glielo può insegnare?

Allora tu allenatore non arrabbiarti se il tuo giovane portiere è impaurito, indifeso durante una gara e commette degli errori.

Respira, ragiona, rifletti e tieni dentro di te quello che vorresti dire appena subisci goal.

Torna a casa, prepara un allenamento specifico e in settimana fai vivere al giovane portiere l’esperienza di comandare e gestire uno spazio più grande di lui.

Il risultato sarà che si libererà dalla prigione virtuale in cui lo avevi ingabbiato senza accorgetene e senza farlo appositamente, ovvio.

Sarai la sua salvezza, la sua libertà e finalmente la sua vera forza.

Basta solo aver un pò più di coraggio di provare a farlo.

Il beneficio che ne avrai come allenatore sarà quello di essere ricordato come la persona che una volta per tutte gli ha dato fiducia e lo ha responsabilizzato a un qualcosa che prima faceva paura ma oggi è una fonte di energia e sicurezza.

Credimi che può essere un risultato molto più bello che vincere una partita di campionato.

Un altro esempio lampante presente nei campi del dilettantismo è relativo al fatto che ci sono preparatori dei portieri che, tendenzialmente lavorano una volta a settimana con tutti i portieri del settore giovanile.

Di certo, lo stesso preparatore non si mette a spiegare e dedicare del tempo ai trucchi e ai dettagli della gestione dell’area di rigore e come agire anche al di fuori di quello spazio.

Il tempo è limitato… quindi tu preparatore ti concentri solo sulla tecnica di porta.

Tecnica… Tecnica… Tecnica… con un numero elevato di giovani portieri che fanno esecuzioni.

Già vedere l’errore del singolo e correggerlo sarebbe un buon risultato, figuriamoci se dedichi del tempo alla strategia di porta e ad accrescere la leadership del giovane portiere.

Sarebbe un lavoro extra, il quale merita tempo ma che la società e gli allenatori non ti danno a disposizione.

Chiaramente, per il giovane portiere allora il problema si ingigantisce.

L’area da dimensioni piccole nell’attività di base, diventa grande di stagione in stagione per poi stabilizzarsi in uno spazio ampio, dove se non ci sono le basi di un’ottima gestione.

Il gesso bianco che lo delimita resta e resterà sempre una prigione virtuale che ingabbia il vero valore del ragazzo.

La cosa interessante è che i colpevoli non sono di certo i giovani portieri, non è mica colpa loro se qualcuno non gli ha insegnato ad essere dei veri e propri leader di uno spazio, di un territorio da difendere con le unghie in lungo e in largo.

Proprio, come avrebbe fatto giorno e notte Sam se non fosse stato portato via da un poliziotto.

E’ da considerare ovviamente, l’area di rigore come la casa per un portiere e se non insegniamo davvero a come renderla inviolabile, invalicabile, con tutti i trucchi del mestiere allora ci ritroveremo sempre a parlare di giovani portieri magari bravi tra i pali, ma senza una struttura caratteriale differenziante rispetto ad altrettanti in circolazione.

Dedica del tempo a costruire un allenamento specifico per il giovane portiere sulla gestione dello spazio dell’area di rigore.

Rendi l’allenamento una vera esperienza di porta.

Un vero mix di emozioni che parto da stati di agitazione, preoccupazione a stati di fiducia, sicurezza e determinazione.

La parte interessante di questo lavoro è vedere come cambia la fisicità, l’espressività e il tono della voce dei tuoi giovani portieri.

Il beneficio che ne avrai sarà quello di aver determinato un miglioramento, che nessun altro preparatore e allenatore prima era riuscito a fare su quei ragazzi.

Anche tu sarai la loro salvezza, il loro poliziotto che li libererà dalla cella strettissima in cui erano ingabbiati fino a poche ore prima.

Grazie a Dio, alla partita del week end tu genitore potrai goderti lo spettacolo del tuo giovane portiere con la certezza che almeno farà di tutto per rendere l’area di rigore un bunker invalicabile.

E te ne starai in tribuna senza più ansia e preoccupazione.

Anzi ti lascerai strappare un sorriso dalla gioia di vedere tuo figlio finalmente forte e sicuro come un vero numero uno.

Insegniamo allora ai giovani portieri a non avere paura di una linea di separazione.

Educhiamoli a vivere l’esperienza gestendo uno spazio di responsabilità, nel bene e nel male, come in campo e nella vita di tutti i giorni.

Chiaramente, incrementiamo la loro esperienza di porta dal dettaglio a visioni più ampie, per migliorare appunto nei giovani portieri lo sviluppo dello spazio e del tempo con la finalità di renderli intraprendenti e coraggiosi una volta per tutte.

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Daniele Rolleri

Primo Esperto in Italia nello sviluppo della leadership del giovane portiere