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IL GIOVANE PORTIERE E LA SFIDA DI CRESCERE NELL’ERA DIGITALE

L’allenamento mentale per i giovani portieri può essere la soluzione, scopriamo perché

Caro genitore,

ho letto con particolare interesse un articolo della Professoressa Di Mattei sul Corriere della Sera, Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, che ha toccato un tema che mi sta profondamente a cuore: la difficoltà dei giovani di oggi nel “diventare grandi”.

Mi ha colpito una frase in particolare:
“L’epidemiologia attuale vede un’accentuata sofferenza nei passaggi cruciali del ciclo di vita, in particolare nell’adolescenza.

Quante volte, durante i miei anni di esperienza,
ho visto
questa “sofferenza” manifestarsi tra i pali?

Quante volte ho osservato giovani talenti nascondersi
dietro uno smartphone dopo un errore,
invece di affrontarlo e trasformarlo in un’opportunità per crescere?

La Professoressa parla di
“modalità di interazione attraverso gli schermi, più superficiali e frammentate.

E sai cosa vedo io ogni giorno?

Giovani portieri che faticano a guidare la difesa
o anche solo a parlare con gli altri, perché?

Perchè ormai sono abituati a comunicare solo attraverso emoji e messaggi brevi.

Ma c’è un aspetto ancora più profondo.

L’articolo parla di “crisi del giovane adulto” e del venir meno dei tradizionali riti di passaggio che contribuiscono alla formazione dell’identità di ogni ragazzo; nel calcio, e in particolare nel ruolo del portiere, questi riti esistono ancora:

Sono quei momenti in cui tuo figlio deve alzare la voce
per guidare la difesa.

Sono quelle prime uscite alte
in mezzo all’area affollata.

Sono quei primi errori davanti a tutti e
la forza di rialzarsi subito dopo.

Ma c’è una differenza fondamentale:

mentre una volta questi momenti erano protetti,
oggi vengono immediatamente esposti sui social,
commentati, criticati, trasformati in meme.

Ma allora, come può un giovane portiere costruirsi la propria identità in un ambiente del genere?

 La risposta sta in quello che la Professoressa definisce “contesti sociali positivi”… ed è qui che entra in gioco l’ambiente protetto.

Ambiente protetto difatto come tutela e patrimonio dell’allenamento mentale per il giovane portiere.

Quando allora un giovane portiere ha gli strumenti mentali giusti, succede che:

L’errore non viene vissuto come una condanna ma come opportunità

La comunicazione diventa efficace e assertiva

La leadership si costruisce attraverso esperienze reali, non like virtuali

L’articolo poi conclude dicendo che
“promuovere la salute psicologica negli adolescenti significa puntare su contesti adulti capaci di ascoltare.”

È esattamente ciò di cui hanno bisogno i nostri giovani portieri oggi.

Non si tratta solo di formare atleti tecnicamente preparati, ma di accompagnare i ragazzi in quel delicato passaggio verso l’età adulta.

Se hai un giovane portiere a casa e ti preoccupa questa “crisi dell’adolescenza” di cui parla la Professoressa, è il momento di agire.

Cerca un percorso di allenamento mentale per il giovane portiere, serio e strutturato.
Informati, confronta le diverse metodologie disponibili, trova quella che meglio si adatta alle sue esigenze.

Non aspettare che sia il tempo a risolvere le sue insicurezze.
L’allenamento mentale è importante quanto quello tra i pali per la crescita di un giovane portiere.

Fuoco, Forza, Fede

Daniele Rolleri
Il primo esperto in Italia nell’Allenamento Mentale per il Giovane Portiere